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312 Milioni di dollari di profitti ai soci, contro una perdita dell’anno scorso – nello stesso periodo – di 619,376 milioni. Utili per azione di 1,75 dollari mentre l’anno scorso si registrava una perdita di 3,7 dollari per azione superando di gran lunga le attese dei soliti analisti.

Con questi numeri Tesla festeggia il terzo trimestre in utile della sua storia (precedenti nel 2013 e 2016)  alla faccia di chi (spesso senza nemmeno conoscere il mercato e le sue dinamiche) ha sempre “gufato” contro un complesso lavoro di penetrazione di un difficilissimo mercato, dominato da oltre cento anni dalle stesse aziende e con meccanismi che tendono ad escludere dal giro ogni nuovo concorrente.

In particolare nel giovane settore elettrico farsi spazio per una piccola azienda che è partita trasformando quindici anni fa la piccola Roadster di casa Lotus in una prestazionale auto elettrica a trazione posteriore fino ad arrivare a produrre in proprio una berlina e poi un suv, è stato difficile e pieno di insidie.

Tante altre aziende nel tempo ci hanno provato, con approcci e prodotti differenti, non ultime le stesse centenarie case costruttrici, per ora però Tesla ha fatto proprio un posizionamento basato su continui investimenti in infrastruttura di ricarica ma anche in tecnologia, realizzando uno dei prodotti più amati sul mercato, auto tra le più sicure a livello mondiale e spingendosi in territori connessi al main business come quello del fotovoltaico e dell’accumulo di energia, dove sta registrando dati importantissimi in termini di installato e ordini futuri.

Festeggiamo oggi dunque un importante segnale sul mercato, nei mesi in cui tutto il mondo desidera ardentemente l’ultima nata, la Model 3 che grazie all’appeal esercitato sul mercato sta dimostrando che soli 15 anni di storia possono tranquillamente competere – con profitto – con l’esperienza centenaria delle altre case auto.

Daniele Invernizzi

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