Anche siti sconosciuti e blog poco popolari stanno riproponendo la bufala a caccia di brandelli di visibilità. Per i dilettanti sarebbe quasi perdonabile ed al massimo a rimetterci la faccia è una persona che non fa questo di mestiere, ma quando la bufala raggiunge blog, siti e testate più massive la figuraccia è abnorme e ci troviamo davanti a qualcosa di simile a quei brutti servizi alla TV che usano video sgranati presi da YouTube.
Dopo questa dovuta premessa, andiamo a smontare questa falsa notizia creata ad arte e che attinge a brandelli di presentazioni, slide e anche qualche sparata fatta durante convegni, magari proprio a casa del bufalaro:
Consideriamo dunque innanzitutto l’aspetto umano: in Italia si tengono centinaia di convegni, riunioni, tavole rotonde con al centro il tema della mobilità sostenibile, sia perché è di moda, sia perché l’argomento è sufficientemente popolare da poter aggiungere il grande pubblico.
Ogni convegno fa a gara per avere il relatore più altisonante, il moderatore più in vista, il blogger più famoso anche nel mondo della ricerca e – al di là del gettone più o meno grosso – quando sei a casa d’altri non è sempre facile contraddire il padrone di casa.
Allo stesso tempo, un bravo blogger, ricercatore, YouTuber non è detto che sia spigliato e non influenzabile in pubblico come lo è dietro ad una tastiera, dietro una cattedra o una telecamera, per questo anche un cenno diventa una affermazione, un errore di sintassi una frase e via dicendo… questo per dire che forse la bufala è stata agevolata da qualche uscita zoppicante di qualcuno che è considerato attendibile (anche se in questo caso, ricerca e ricercatore sembrano introvabili, ma lo vedremo più avanti)
Ogni ricercatore, risponde delle sue pubblicazioni, dei suoi interventi, articoli e post e non rappresenta un gruppo di lavoro o l’istituzione stessa. Di certo un ricercatore non può da solo rappresentare il CNR.
Ed è proprio il dott. Nicola Armaroli – chimico e dirigente presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche – a smentire la bufala sulla propria pagina facebook con dati e fatti e non con chiacchiere e sentito dire, proprio come farebbe un ricercatore. Nicola definisce la bufala una “fake news da manuale”
Andando per punti:
- Non esistono posizioni ufficiali delle istituzioni. Il CNR non ha mai certificato nulla in tal senso
- Non è stata ne una commissione ne lo stesso ente ad uscire sui media con una sparata simile.
E già da questo punto ogni articolo che riportasse il CNR come protagonista di questa vicenda si svaluterebbe da se.
Lo studio – semplicemente – non esiste Lo si cita, ma nessuno ha riportato un link, perché non esiste nessuno studio in tal senso…ricordo una trasmissione radio in cui i conduttori ogni mattina si inventavano uno studio scientifico…<<uno studio dell’Istituto Superiore delle scienze popolari presso l’università TaldeiTali, riporta che nove persone su dieci credono alle bufale perché raramente controllano le fonti e si limitano a cliccare “condividi”>>
- Anche il collega di Armaroli al pari della ricerca, pare non esistere, il suo nome è sconosciuto…forse era in incognito durante il famoso convegno della UNRAE (i rappresentanti esteri delle case auto, avete presente il passaggio di cui scrivevo a proposito dei convegni a gettone? ..:) ecco, questo fantomatico collega del dott. Armaroli avrebbe citato un vecchio studio in cui si dice che se produci elettricità dal carbone l’auto elettrica produce più anidride carbonica dell’auto tradizionale. Armaroli sottolinea quanto citato, ovvero solo più Co2 e non inquinamento complessivo, che sappiamo essere composto da decine di sostanze diverse.
- Il bravo bufalaro confeziona una affermazione di questo tipo con frasi populiste che di scientifico non hanno nulla, anche perché ancora pochi conoscono la differenza tra Co2, pm2.5, ossidi e sono spesso convinti che il nostro paese (si, guardiamoci in casa) sia fermo agli anni 60: in realtà abbiamo pochissime centrali a carbone, in dismissione, e tutti i maggiori gestori di rete di ricarica italiana acquistano solo energia rinnovabile per le ricariche. Produciamo circa il 41% di energia rinnovabile. Dunque di cosa stiamo parlando? A fine 2017 eravamo già al 17,7% di rinnovabili sui consumi finali lordi, dunque al di sopra dell’obiettivo 2020 assegnatoci dall’Ue, del 17% (fonte qualenergia citando dati del MiSe)
- Ma è grazie ad una foto scattata da Armaroli durante un convegno che la bufala prende il largo perdendo anche la la fantomatica – ed introvabile – ricerca alla base della stessa: il post del ricercatore conclude infatti con una slide nientepopodineno che di TOYOTA, leader dell’ibrido e sperimentatore dell’idrogeno:
A mostrarla non è un ricercatore invitato al convegno sull’ibrido, ma Shizuo Abe, general manager dell’area PowerTrain di Toyota: nella slide si vede benissimo che anche in India – dove si produce energia prevalentemente dal carbone (e dove molti vorrebbero rimanesse così) – l’auto elettrica è vincente nelle mancate emissioni di Co2, andando via via verso una generazione più pulita, l’elettrica a batteria sovrasta tutti gli altri propulsori (e se lo dice Toyota, che non ha ancora una vera elettrica a listino…)
Dunque la scienza ed un ricercatore del CNR smentiscono la bufala, mentre la ragione ed un pochino di senso critico avrebbero evitato che proliferasse, ma questa è un capitolo a parte.
***Aggiornamento: L’agenzia europea per l’Ambiente conferma che in tutto il suo ciclo vita, l’auto elettrica è più sostenibile di qualsiasi altro veicolo
Daniele Invernizzi
Fonti dell’articolo:
CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche
Nicola Armaroli profilo Facebook
Qualenergia
MiSe, Ministero dello Sviluppo Economico
Toyota official Website
BP British Petroleum research site
SkepticalScience.com
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